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Amministrazione di sostegno, tutte le novità!

Se ne parla da tempo, l’amministrazione di sostegno e le altre misure di protezione giuridiche devono essere ripensate e riviste.

Nel corso di questi anni, anche (ma non solo) per effetto del forte aumento delle procedure a tutela delle persone fragili, sono emerse gravi criticità nella disciplina, coordinamento e organizzazione di queste misure e rendendo necessario l’avvio di un percorso normativo di riordino e semplificazione.

La legge 167/2025, in vigore dal 29 novembre 2025, ha come proprio obiettivo quello  di avviare un progetto di revisione degli istituti dell’interdizione, dell’inabilitazione e della amministrazione di sostegno, per assicurare sempre maggior protezione ai diritti delle persone fragili.

“La funzione del diritto è proteggere la persona, soprattutto quando è più esposta alla vulnerabilità.” – Norberto Bobbio

La legge 167/2025 e l'amministrazione di sostegno

Con la legge 167/2025 il Governo avrà tempo 24 mesi per adottare provvedimenti per il riordino e la semplificazione degli istituti dell’interdizione, dell’inabilitazione, dell’amministrazione di sostegno e dei relativi procedimenti.

Al momento, dunque, non viene introdotta nessuna modifica all’attuale normativa, ma inizia piuttosto un percorso che entro due anni dovrà portare ad una riorganizzazione complessiva della materia, anche attraverso il graduale superamento dell’interdizione e dell’inabilitazione .

Con la riforma se, da un lato, si vuole fare in modo che alle persone con disabilità sia garantita la possibilità di esprimersi ed autodeterminarsi, dal punto di vista più operativo, la legge mira invece:
  • ad una complessiva semplificazione degli adempimenti conseguenti alle misure di protezione giuridica e previsione della rendicontazione in ragione delle specifiche esigenze di tutela del patrimonio del beneficiario e della sua condizione personale;
  • al rafforzamento delle sanzioni, anche penali, per le condotte contrarie al mandato o all’interesse del beneficiario tenute dai soggetti nominati nell’ambito delle misure di protezione giuridica per la sua tutela e protezione.

Si tratta, al momento, solo di indicazioni di criteri e principi che dovranno essere osservati nella stesura della riforma e concretizzarsi in provvedimenti reali e concreti.

In questo contesto di modifica e revisione dell’amministrazione di sostegno è da segnalare anche il disegno di legge di riforma dell’Ads proposto dal CNEL.
Tra le varie misure si propone un limite di limite massimo di 5 incarichi (o 7 in casi eccezionali) conferibili a ciascun amministratore e questo per garantire un rapporto di prossimità, ascolto e cura realmente adeguato, preservando l’effettività del sostegno e la centralità della persona.

Ads di Comunità ed equa indennità

C’è da augurarsi che nell’ambito di questa riforma non vengano formulate proposte che, pur mosse da intenti nobili (come l’autodeterminazione), risulterebbero alla prova dei fatti difficilmente realizzabili in considerazione delle criticità operative, della carenza di risorse e della complessità delle situazioni reali.

Ad esempio, se già oggi entrassero in vigore i limiti proposti dal CNEL circa gli incarichi affidabili ad un singolo ads, il risultato immediato sarebbe che migliaia di persone fragili non potrebbero avere un amministratore di sostegno (perché gli ads esistenti avrebbero già il saturato il numero massimo di incarichi possibili).

Perché, invece, – adottando un approccio che sempre di più dovrà essere di tipo mutualistico -, non pensare all’introduzione dell’Amministratore di Sostegno di Comunità (AdSC)?

Chi è l’AdSC? è un unico ads chiamato ad assistere non uno solo ma diversi beneficiari che, per collocazione abitativa, geografica ed età, necessitino di interventi simili tra loro se non pressoché identici. Per approfondire il tema, potete leggere qui il mio articolo sull’argomento.
Con il risultato di avere un unico referente per più beneficiari, con innegabili vantaggi in termini di tempo ed efficienza, oltre che “specializzato” nella gestione in un certo genere di situazioni e bisogni.

Inoltre, è importante intervenire concretamente anche sull’equa indennità per l’amministrazione di sostegno.
La Provincia di Bolzano ha da tempo introdotto la possibilità di richiedere ed ottenere un contributo, fino ad un massimo di 1.200 euro all’anno, per per pagare/liquidare al proprio amministratore di sostegno l’equa indennità ad esso assegnata dal Giudice Tutelare.

Si tratta, anche questo, di un esempio virtuoso che se adottato nella riforma potrebbe certamente garantire una maggior capillarità dell’amministrazione di sostegno.

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