Imposta di successione, in Italia va ancora di lusso!
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Imposta di successione, passaggio generazionale del patrimonio e pianificazione successoria si legano spesso tra loro, anche per le questioni fiscali che ne derivano.
La pianificazione successoria consiste nel programmare anticipatamente la trasmissione del proprio patrimonio agli eredi in modo alternativo o concorrente rispetto al trasferimento ereditario tradizionale.
Anche se la situazione sta decisamente cambiando, ancora oggi queste tematiche sono spesso ignorate o rinviate nel tempo per vari motivi, tra cui la scarsa informazione o anche solo per scaramanzia.
Però, parlando banalmente di imposte, e quindi di soldi, se conoscessimo meglio la situazione italiana rispetto a quella di altri Stati, ci renderemmo subito conto che non organizzare per tempo anche questa parte importante della nostra vita, potrebbe letteralmente costarci caro.
Per quanto riguarda l’imposta di successione il regime attualmente in vigore in Italia prevede aliquote differenziate a secondo del rapporto di parentela tra il defunto e l’erede e sulla base della natura dei beni caduti in successione.
In particolare, si applica l’aliquota del
Se questa è la situazione italiana, se la passano decisamente peggio i cittadini degli altri Paesi europei, costretti a pagare a titolo di imposta di successione aliquote decisamente più elevate.
Per capire meglio la differenza, facciamo un esempio.
Consideriamo un’eredità del valore di 1 milione di euro lasciata da un genitore al proprio figlio: a quanto ammonterebbe l’imposta da pagare su questo trasferimento?
In Italia non si pagherebbe nulla (grazie alla franchigia di 1 milione di euro), in Spagna l’imposta ammonterebbe a circa 265.000 euro, nel Regno Unito a circa 250.000, in Francia a 215.000 e in Germania a 75.000.
Queste differenze si riflettono anche rapporto tra gettito incassato da ogni Stato a titolo di imposta di successione e Prodotto Interno Lordo.
Se in Italia il rapporto imposta di successione/Pil è pari allo 0,05%, in Francia e Belgio si attesta sullo 0,74% e 0,72%.
Detta in questo modo, si tratta di numeri che forse ci dicono poco. Ma se, invece, esprimessi lo stesso concetto dicendo che la Francia ed il Belgio incassano a titolo di imposta di successione circa 14 volte quello che incassa lo Stato italiano?
Sull’argomento vi segnalo anche un interessante articolo pubblicato dall’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani nel quale, oltre ad un interessante raffronto tra i vari Paesi europei, vengono esaminate le conseguenze di un’eventuale aumento dell’imposta di successione.
Si stima che nel Regno Unito circa il 40% delle persone adulte abbia già fatto testamento (se considerassimo gli over 65, tale percentuale schizzerebbe a quasi l’80%!). In Italia, probabilmente non si supera il 10%.
Le regole in Inghilterra e Italia in tema di successione sono molto diverse tra loro e, dunque, anche a questo sono certamente dovute le differenze di cui sopra.
Nel Regno Unito, ad esempio, non esiste la cosiddetta legittima, ossia quella quota fissa di eredità destinata al coniuge, figli o genitori. Ogni persona ha quindi meno vincoli nel disporre tramite testamento, che diventa quindi lo strumento essenziale per poter esprimere in maniera chiara le proprie volontà e gestire la distribuzione del proprio patrimonio come meglio ritiene.
C’è poi la questione fiscale.
Nonostante il regime di favore di cui ancora godiamo in Italia, tornano periodicamente gli annunci su una possibile revisione dell’imposta di successione e, dunque, non è da escludere che prima o poi le aliquote vengano riviste al rialzo.
In un’ottica di lungo periodo, – perché anche i più pessimisti tra noi, vedono come ancora molto lontana la propria dipartita -, è opportuno pensare di mettere in campo da subito soluzioni che consentano di ottimizzare il carico fiscale, preservando anche le relazioni tra gli eredi.
In tema di pianificazione patrimoniale e successoria non esistono regole applicative generali, la legge ci offre diversi strumenti da poter utilizzare, ma ogni situazione richiede comunque un’analisi specifica perché sono sempre diverse tra loro le motivazioni economiche e personali che spingono un soggetto ad affrontare queste tematiche.
È per questo che anche la scelta relativa all’utilizzo di uno specifico strumento di pianificazione è complessa e delicata, richiede di conoscerne esattamente il funzionamento, i costi, i vantaggi e anche gli svantaggi.
Per esempio le polizze vita: sono esenti dalle imposte di successione e non fanno parte dell’asse ereditario e, quindi, possono essere lo strumento per trasferire un patrimonio a soggetti anche estranei al nucleo familiare. Questo aspetto, insieme alla detraibilità dall’Irpef, costituisce certamente un punto a favore di questo strumento, che però, dall’altro lato, presenta spesso costi elevati di caricamento (che sono i costi applicati dalle compagnie assicurative per la loro attività) e di gestione, oltre che una struttura particolarmente rigida (ossia un’oggettiva difficoltà ad uscire da questo contratto).
È solo un esempio di alcune valutazioni che si devono quando si decide di intraprendere la strada della pianificazione patrimoniale e successoria. Come spesso accade, prima di tutto, è fondamentale informarsi e conoscere bene le varie possibilità.
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