Newsletter n. 10 – Ottobre 2025
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Misure protettive, facile a dirsi, ma difficili da confermare!
Le misure protettive hanno come finalità quella di evitare prevenire la dispersione del patrimonio di un’impresa nel tempo necessario (ma limitato) per trovare un accordo con i creditori.
Per dirla in gergo sportivo, sono come un time-out: fermano la “partita” (cioè sospendono le azioni esecutive e cautelari), dando così modo all’impresa di riorganizzarsi, studiare una strategia e accordarsi con i creditori.
Si tratta di un argomento già affrontato in precedenza (ndr: per leggere gli altri articoli, vi rimando a questo link) ma sul quale torno, prendendo lo spunto da un recente provvedimento del Tribunale di Mantova.
Con la richiesta di nomina dell’esperto e l’avvio della Composizione Negoziata della Crisi, l’imprenditore può richiedere l’attivazione, immediata ed automatica, dello “scudo” delle misure protettive e cautelari.
Dopo questa richiesta iniziale, però, le misure protettive devono essere confermate (o, al limite, modificate) dal Tribunale, che per la prima volta, interviene nella CNC.
È in questo momento che inizia la fase più delicata delle misure protettive e dell’intera CNC.
Il Giudice, però, non deve valutare la legittimità di tali misure, ma esclusivamente l’esistenza di un percorso, cioè di un piano, che abbia una ragionevole probabilità di risanare l’impresa e, quindi, la funzionalità delle misure rispetto a tale obiettivo del risanamento.
Sui presupposti per la conferma della misure protettive vi rimando alla lettura di questo articolo, “Misure protettive e interessi contrapposti delle parti“.
Al di là delle formule che vengono spesso utilizzate per definire questi due presupposti, (cd. fumus boni iuris e periculum in mora), – formule che possono sembrare del tutto generiche e, dunque, tali da ammettere le misure protettive in ogni situazione – , bisogna però tenere presente che le valutazioni del giudice si esplicitano in una serie di verifiche, anche di natura oggettiva, il cui esito complessivo, positivo o negativo, può portare alla conferma o rigetto delle misure in questione.
Come anticipavo all’inizio di questo articolo, il Tribunale di Mantova, con provvedimento del 19 settembre 2025, ha affrontato il tema delle misure protettive, rigettando la richiesta di un’impresa formulata nell’ambito di una CNC.
Questo provvedimento, inedito, è lo spunto per una check-list operativa per poter richiedere e, soprattutto, vedere confermate le misure protettive.
✅ Completezza ed attendibilità della documentazione
Per poter verificare l’esistenza dei presupposti minimi di fattibilità del percorso di risanamento, il giudice, chiamato a valutare le misure, deve avere a disposizione tutta la documentazione necessaria o, in caso contrario, può assegnare al debitore un termine per integrare la produzione documentale richiesta.
In caso di parziale o mancata integrazione, e dunque se la documentazione risultasse ancora incompleta o comunque inattendibile anche per quanto riguarda la mancanza di certezza sull’entità e composizione del debito, il giudice potrebbe rigettare le misure protettive.
✅ Concreta plausibilità del risanamento
Per quanto nella fase introdotta con la composizione negoziata non sia necessario che il piano sia completamente strutturato e già definito in tutti i suoi aspetti, è comunque necessario che sulla base della documentazione prodotta e del piano che si intende perseguire, l’obiettivo del risanamento non appaia manifestamente implausibile.
✅ Esistenza di interlocuzioni effettive con i creditori
È opportuno dare atto e documentare l’esistenza di un’interlocuzione effettiva e già avviata con i creditori, pubblici o privati.
✅ Immissione di finanza esterna – Manifestazioni esterne di interesse
In caso di mancanza di disponibilità di risorse finanziarie, l’immissione di finanza esterna così come le manifestazioni esterne di interesse devono essere adeguatamente documentate, garantite e non generiche o solo ipotetiche. La totale assenza di garanzia in merito a tali apporti o manifestazioni può essere valutata come indice di inattendibilità del piano.
✅ Esito del test pratico
Il risultato del test pratico determina il numero di esercizi necessari affinché l’impresa in difficoltà risulti capace di sanare il debito pregresso attingendo ai flussi finanziari disponibili.
Il test consente di misurare il grado di difficoltà del percorso che l’imprenditore dovrà affrontare per il risanamento e in che misura il successo dell’operazione dipende dall’adozione di iniziative in discontinuità rispetto al passato.
Nel caso in cui l’esito del test risultasse superiore a 5, risultano obbligata l’assunzione di iniziative straordinarie in discontinuità, tali da rendere ragionevolmente perseguibile il risanamento. Di tali iniziative è necessario dare compiutamente atto nel piano.
✅ Flussi coerenti con il piano
Al fine di dimostrare l’attendibilità del piano e delle proiezioni prospettiche in esso indicate è necessario che i flussi generati dall’impresa siano coerenti con quelli preventivati nel piano stesso, essendo, in caso contrario, realisticamente improbabile il risanamento dell’impresa.
Si tratta, come è ovvio, di una check-list indicativa, e che potrà essere integrata, aggiornata o modificata in relazione alle peculiarità del caso concreto, alle esigenze operative dell’impresa e, comunque, avendo a riferimento le caratteristica della specifica CNC che è stata attivata.
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