Perché la composizione negoziata può salvare la (pelle alla) tua azienda
Quando si parla di procedure esecutive...
La composizione negoziata della crisi, questa sconosciuta!
Una caratteristica che spesso accomuna tutti gli imprenditori è quella di saper e voler fare da sé, anche nei momenti di difficoltà.
Di fronte a situazioni di crisi, calo di lavoro e mancanza o poca liquidità, gli imprenditori si rimboccano le maniche e cominciano a pianificare le strategie più varie per uscirne.
Salvo poi doversi inevitabilmente confrontare con i creditori, specialmente banche, che “inaspettatamente”, dopo anni di rapporti e conoscenza reciproca, di fronte alla prima difficoltà dell’azienda, diventano meno disponibili a sostenere l’attività anche per il futuro.
In questo scenario, decisamente frequente specialmente negli ultimi tempi, una soluzione che potrebbe salvare l’azienda è quella di ricorrere alla Composizione Negoziata della Crisi.
In questo articolo voglio spiegarvi meglio il funzionamento della CNC e illustrarvi alcune sue caratteristiche, ancora poco conosciute, ma decisamente interessanti.
L’espressione “Composizione Negoziata della Crisi (CNC)” è una di quelle che si potrebbero definire “self-explicative”, che sono già chiare di per sé e che non hanno bisogno di ulteriori spiegazioni.
Nel caso della CNC non è però così, avendo questo strumento alcune peculiarità importanti e non sempre o non ancora ben conosciute.
Vediamole insieme.
Innanzitutto, la CNC è un percorso a tre.
In ogni crisi ci sono sempre due soggetti, i cui interessi sono contrapposti tra loro: da una parte, l’imprenditore e, dall’altra, i creditori.
Nella composizione negoziata a queste due figure se ne aggiunge una terza, quella dell’esperto, – nominato da una Commissione costituita presso le Camere di Commercio del capoluogo di Regione che ha ricevuto l’istanza di composizione negoziata -, figura indipendente dalle parti che, tra gli altri, ha il compito di raccogliere e verificare i dati aziendali e definirne la situazione economico-patrimoniale, anche (e soprattutto) in ottica prospettiva, oltre che di agevolare le trattative tra le parti.
Nella CNC non è previsto l’intervento del Tribunale, salvo che l’impresa decida di richiedere l’attivazione delle misure protettive o l’autorizzazione di operazioni decisive per la continuità aziendale ma con significativo impatto sui diritti dei creditori: in tali eventualità, l’imprenditore si rapporterà con il giudice per il tramite proprio dell’esperto.
La CNC, poi, è un percorso “a tempo”, cioè ha durata prestabilita di 180 giorni, eventualmente prorogabile una sola volta di altri 180 giorni. Entro questo arco temporale le parti devono necessariamente raggiungere un accordo tra di loro, in mancanza del quale l’esperto dovrà dare atto dell’esito negativo della composizione (che potrebbe quindi sfociare, tra le altre, in una procedura di concordato semplificato).
Infine, oltre a quanto si vedrà nel paragrafo successivo, un ulteriore aspetto decisamente importante per tutti gli imprenditori è il fatto che per tutta la durata della CNC, l’imprenditore mantiene le redini della propria azienda, cioè, tecnicamente, conserva la gestione ordinaria e straordinaria dell’impresa (diversamente da quello che generalmente accade nelle procedure concorsuali).
In ogni caso, l’imprenditore è comunque tenuto ad informare preventivamente l’esperto circa eventuali operazioni di natura straordinaria che intende compiere o pagamenti che potrebbero non essere in linea con un possibile piano di risanamento.
La CNC non rientra, tecnicamente, nell’ambito delle procedure concorsuali “classiche” e, per questo, ad essa non si applicano alcuni principi fondamentali e intoccabili delle procedure concorsuali.
Uno di questi principi, che tecnicamente viene definito con l’espressione “par condicio creditorum”, prevede che in queste procedure a tutti i creditori deve essere assicurato un trattamento paritario (salvo eccezioni previste dalla legge) o, in altri termini, che tutti i creditori hanno uguali diritti sui beni del debitore.
Nella CNC, invece, è possibile derogare a tale parità di trattamento sulla base di un meccanismo che deve essere prima di tutto funzionale alla creazione di condizioni realistiche di per un risanamento e alla ristrutturazione dell’azienda.
L’imprenditore potrà, quindi, proporre e concordare con cui ciascun creditore condizioni specifiche diverse (ad esempio, per percentuale, modalità di pagamento, garanzie o altro) rispetto ad altri creditori di pari rango e concludere quindi accordi mirati.
È, evidente, il ruolo fondamentale assunto dagli advisor, legali e fiscali dell’imprenditore, coinvolti nel corso delle trattative per la definizione e stesura di un accordo e piano di risanamento che tenga conto delle specificità di ogni singola posizione debitoria-creditoria, sia realistico e sostenibile per la continuità aziendale.
Una volta conclusa positivamente la CNC saranno loro a dover mantenere i rapporti con i creditori per tutta la durata dell’accordo.
Questo il recente caso di una CNC conclusasi positivamente e che ho seguito come advisor dell’azienda.
Una Srl attiva, nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio, seppur sufficientemente capitalizzata, – stante la scarsa redditività e l’aumento dei tassi dei finanziamenti a medio e lungo termine in essere -, aveva problematiche sul piano finanziario e nella gestione dei flussi di cassa.
Da qui la richiesta di accedere alla Composizione Negoziata della Crisi.
A seguito di incontri di gli istituti di credito, pur senza richiedere ed attivare le misure protettiva, è stata comunque ottenuta per tutta la durata della CNC la sospensione del pagamento delle rate di mutui ed è stato formulato un piano di risanamento che prevede il consolidamento e dilazione del residuo debito finanziario fino al 2031 ad un tasso predeterminato (per tutti i finanziamenti) inferiore a quelli precedentemente in essere.
La CNC si è conclusa positivamente con la sottoscrizione dell’accordo e del piano da parte di tutti i soggetti coinvolti, garantendo così, fin da subito, il raggiungimento di un sostanziale riequilibrio finanziario della società che, all’esito del piano risulterà capitalizzata, con ridotte esposizioni bancarie e in grado di sostenere la propria attività dal punto di vista economico anche per il futuro.
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