L’invincibile (?!?) scudo delle misure protettive nella crisi di impresa
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Cos’è il testamento si sa.
Quello che però spesso non è altrettanto chiaro è cosa sia la pubblicazione del testamento, che funzione abbia e quale sia il suo rapporto con l’eredità.
Le norme in materia di successione, – ma, dirò tra poco, anche il codice penale -, stabiliscono delle regole precise per quanto il meccanismo della pubblicazione del testamento, che si colloca proprio all’inizio della “vicenda successoria”.
Partiamo da qui, chiunque è in possesso di un testamento olografo deve presentarlo a un notaio per la pubblicazione, appena ha notizia della morte del testatore. Avvenuta la pubblicazione, il testamento olografo ha esecuzione.
È quanto prevede l’art. 620 del codice civile che stabilisce, dunque, che è solo con la pubblicazione che il testamento acquista valore giuridico (ai fini della sua esecuzione).
Si potrebbe dire che la pubblicazione, quindi, costituisce il passaggio fondamentale perché le disposizioni del testamento diventino efficaci a tutti gli effetti.
Più correttamente, però, la pubblicazione del testamento olografo, più che un requisito di validità o di efficacia, è piuttosto un atto preparatorio esterno necessario per la sua coattiva esecuzione.
Se un testamento non venisse pubblicato, dunque, non avrebbe alcun valore perché ad esso non potrebbe essere data in alcun modo esecuzione.
Si comprende per questo l’importanza del documento “testamento”, cioè del foglio di carta firmato dal testatore: se dopo la sua morte, venisse in qualche modo perso o distrutto non si potrebbe procedere alla sua pubblicazione e, quindi, anche le sue volontà, magari già anticipate dallo stesso a voce a qualcuno, non avrebbero alcun valore.
L’art. 490 del codice penale, inoltre, prevede il reato di soppressione, distruzione e occultamento di testamento olografo, reato per il quale è prevista la reclusione.
Se quelle viste prima, sono le regole previste in materia di testamento e di pubblicazione, nella realtà, però, succede di frequente che proprio il testamento, pur in possesso di qualcuno, non venga pubblicato.
Al di là del fatto che questo comportamento sia più o meno lecito, – ma di questo dirò tra poco -, quali sono i motivi per non pubblicare un testamento?
Le ragioni per non voler pubblicare un testamento possono essere le più disparate ma generalmente sono riconducibili a due, ossia per ragioni economiche o di opportunità.
Per pubblicare un testamento è necessario rivolgersi ad un notaio sostenendo i relativi costi, ossia onorario del notaio, imposta di bollo e registrazione. Rinunciando alla pubblicazione si eviterebbero questi costi, del tutto inutili nel caso di testamento nullo (come sarebbe, ad esempio, un testamento olografo scritto al computer e stampato e non firmato in modo autografo).
Il motivo, però, principale per il quale spesso si decide di non dare corso alla pubblicazione è un motivo di opportunità.
Facciamo l’esempio del testatore che, nel redigere il testamento, disponendo dei propri beni, pur nel rispetto della legittima, voglia privilegiare un figlio piuttosto che un altro. Tale ripartizione, che potrebbe causare malumori tra gli eredi, potrebbe invece essere evitata nel caso in cui la successione avvenisse per legge, ossia come se non ci fosse alcun testamento. Gli eredi, quindi, d’accordo, potrebbero decidere di non pubblicare il testamento.
Questo eventuale patto di non pubblicazione oltre ad essere nullo, non avrebbe cioè alcun valore, in quanto in quanto contrario a norme imperative, determinerebbe anche il sorgere delle responsabilità viste in precedenza.
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